“Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero”. In questo verso non c’è solo uno dei grandi insegnamenti del Bushido, cioè della via del guerriero che ogni Samurai seguiva, innanzitutto, come modello estetico di dignità, forza, ma anche richiamo alla bellezza caduca di ogni cosa. Uomini e fiori. È la grande riscoperta di un legame antico. Anzi arcaico come quello fra fiori e maschi. Non necessariamente re, maghi, imperatori, condottieri da onorare coi fiori durante le parate trionfali. In piena era social, fra tag, topic, selfie su Instagram, la vera uscita dal narcisismo risiede nella gloria, prestigio, eleganza, ovviamente, bellezza dei fiori. Ciò che intuirono Marcel Proust e Oscar Wilde in ogni fiore all’occhiello come manifesto visivo del loro dandysmo, sino alla levità di Fred Astaire con il suo irrinunciabile fiore di gardenia in mezzo al tip-tap il più vorticoso. Per una volta, basta un fiore perché Adone abbia la meglio su Narciso. Il petalo come forza.